Tuesday, November 17, 2009

Per la Terza Lezione di Novembre

In questa Terza Lezione di Novembre, direttamente dalla Biblioteca Nazionale, scopro con orrore che è TROPPO poco il Materiale reperibile di Antifane... tanti minuscoli (e a volte insignificanti) frammenti che NON bastano a creare una Drammaturgia! Così... studiando allucinato tra i testi studio.... scopro... e decido:
- Uno dei più grandi autori che hanno saputo Modernizzare e Trasformare l'opera di Antifane e di Alessi (due autori minori della Commedia di Mezzo Greca) è stato TITO MACCIO PLAUTO (250 a.C. - 184 a.C.). Una delle sue opere più belle nella quale risuonano le citazione e l'eco di Antifane è l'ANFITRIONE! Quindi farò così:
- Modifichiamo leggermente l'idee di partenza e mentre i Saltymbanco e gli Yogurt rappresenteranno la pura Commedia greca (Antica con Aristofane e Nuova con Menandro) i Giullari di Ludyka saranno il Ponte che guida la Commedia Greca verso l'epoca Romana, la modernizzazione e la sopravvivenza della tradizione.
Quindi ecco un pò di Informazioni su questa novità:

TITO MACCIO PLAUTO:

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Plautus.gif

Tito Maccio Plauto (in latino: Titus Maccius Plautus o Titus Maccus Plautus; Sarsina, 250 a.C. circa – 184 a.C.) è stato un commediografo romano. Di origini umbre, venne in gioventù a contatto con il genere dell'atellana. Giunto a Roma, divenne autore e attore di commedie palliatae, e fu il primo tra gli autori drammatici latini a specializzarsi nel solo genere comico.
Secondo le ricostruzioni più recenti, realizzate a partire dalle informazioni reperibili nei testi plautini e presso le opere degli antichi, e dall'analisi del contesto storico e culturale,Plauto avrebbe assistito in giovane età alle rappresentazioni teatrali dei testi tragici e comici greci organizzate in Roma e nele città vicine, come Capua e Napoli, da attori di madrepatria greca o greco-italica. Contemporaneamente, avrebbe raggiunto un certo successo come attore di atellane, recitando nella parte di Maccus.

Le COMMEDIE ATELLANAE:
Nel mondo greco-italico si assiste alla fioritura di spettacoli teatrali fin dal VI secolo a.C. nei quali prevale l'aspetto buffonesco. L'atellana, farsa popolaresca di origine osca, proveniente dalla città campana di Atella, fu importata a Roma nel 391 a.C.: prevedeva maschere ed era caratterizzata dall'improvvisazione degli attori su un canovaccio; quattro erano i personaggi fissi dell'atellana: Maccus, Pappus, Bucco e Dossennus. Possiede lo stesso schema usato poi nella Commedia dell'Arte del '700.

ANFITRIONE o Amphitruo (messa in scena nel ): la storia narra le vicende di Anfitrione e del suo servo Sosia (da cui il termine omonimo, oggi usato per antonomasia come nome comune), i quali partono da Tebe in guerra. La storia narra del re di Tebe che va a combattere contro i Teleboi. Nel frattempo Giove, essendosi innamorato della moglie di Anfitrione, Alcmena, prende le sembianze del marito di lei per giacere con lei, ed ordina al dio Mercurio di prendere le sembianze di Sosia. Tornato Anfitrione, egli manda il servo Sosia per annunciare del suo arrivo, ma egli incontra Mercurio trasformato che lo induce ad avere una crisi d'identità, convincendolo di non essere Sosia. Anfitrione, dopo aver ascoltato il discorso di Sosia tornato a riferire, torna dalla moglie e si crea confusione. La vicenda si conclude con l'agnizione (riconoscimento) finale ed il tipico deus ex machina: Giove scende dal cielo e spiega la situazione. Annuncia inoltre alla coppia che avranno due figli gemelli, dei quali uno figlio di Giove, quindi semidio, il futuro Ercole.

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